Dazi, tassi, tech (e crypto). Quale portafoglio nel mondo modellato dalla seconda volta del tycoon alla Casa Bianca
Le molte sfide di un’industria sana
Erano attese e sono partite. In un susseguirsi di annunci, trattative e rinvii le misure protezionistiche di Donald Trump hanno iniziato a materializzarsi. Annunciate con ogni modalità e mezzo nel corso della campagna elettorale avevano portato i mercati in un clima di attesa durato per tutto il mese di gennaio e ben presto dissoltosi con l’ingresso nel secondo mese dell’anno. Dazi e tariffe non sono i soli provvedimenti a cui guardare per misurare l’impatto della politica della seconda volta di “The Donald” alla Casa Bianca e allora esperti di mercato e non hanno contribuito alla realizzazione di questo numero di FocusRisparmio per capire come, nel medio periodo, affrontare un mondo plasmato a immagine e somiglianza del tycoon. Nel frattempo, il risparmio gestito continua a fare la sua strada. Dopo Covid, post-Covid, un 2022 da dimenticare per i mercati e un 2023 all’insegna dell’amministrato e dei titoli di Stato, l’anno da poco concluso ha portato le masse in Italia di nuovo vicino ai loro massimi. Sopra la soglia psicologica dei 2.500 miliardi di patrimonio gestito che rappresenta non un punto di arrivo ma di partenza. Per questo motivo, nel numero che apre l’anno parliamo di giovani. Una generazione che fa i conti con il risparmio e l’investimento in un modo certamente nuovo, ma che non è digiuna di conoscenze su strumenti per accedere ai mercati in modo graduale e diversificato come i PAC. Nell’articolo dedicato al commento ai dati dell’Osservatorio Sottoscrittori Assogestioni di questo numero si scopre come e perché l’incidenza di Millenials e Gen Z sia aumentata dal 12% al 15% nel giro di un anno sul totale del patrimonio e quali sono secondo gli operatori i modi più consoni per fare in modo che questa tendenza non si arresti. Passando dal quanto (investire) al che cosa (mettere in portafoglio), nel primo numero dell’anno FocusRisparmio ripropone il sondaggio sulle aspettative delle case di gestione per i 12 mesi di calendario. La media delle attese dei 20 asset manager partecipanti restituisce una fotografia che sembrerebbe avvantaggiare quegli investitori pronti ad assumersi rischio, ma con un occhio sempre più attento alla qualità degli asset, tanto lato azionario (con la necessità di diversificare rispetto alle magnifiche 7 del mercato americano) quanto lato obbligazionario (con i gestori attivi che si attendono un anno favorevole per i cacciatori di alpha). Proprio al reddito fisso è dedicato il Dossier di questo numero che scandaglia i comparti dell’asset class alla ricerca delle migliori opportunità e alla luce della prevista divergenza tra Federal Reserve e Banca centrale europea che ha preso corpo nelle ultime riunioni degli istituti di politica monetaria nel nome dell’inflazione: “sticky” per Jerome Powell e “sotto controllo” per Christine Lagarde. Un 2025 iniziato quindi con scelte diverse ma con un punto interrogativo comune citato dai banchieri centrali. Ovvero, l’apprensione per gli effetti sull’economia della nuova Amministrazione USA a guida Donald Trump. Sarà con ogni probabilità questo il nome più citato nel 2025 e il fattore che determinerà in maniera più marcata l’andamento dei mercati.
Jean-Luc Gatti